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2014: Odissea nel pessimismo

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L’altro giorno, preso dall’entusiasmo dell’essere tornato in ufficio dopo le ferie natalizie, mi sono ritrovato a stilare mentalmente una lista dei giochi già annunciati che sono curioso e voglioso di giocare in questo 2014. E, insomma, non so mica se sono contento di quello che è venuto fuori.

Innanzitutto, mi sono venuti in mente gli episodi di saghe cominciate nel 2013 e destinate a finire, si spera, proprio durante l’anno appena cominciato, come ad esempio The Walking Dead e The Wolf Among Us. Senza considerare che non mi farebbe schifo vedere gli ultimi tre capitoli di Kentucky Route Zero prima di dimenticarmi definitivamente cosa sia successo nei primi due. Undici episodi totali, sicuramente ricchi di ottime cose (da The Walking Dead è inevitabile aspettarsi grandi cose, TWAU può solo migliorare e Kentucky Route Zero è un’esplosione di cervello continua), ma che, essendo la continuazione di qualcosa cominciato nel 2013, fatico a considerare come prodotti completamente “nuovi”. Discorsi malati di un uomo ossessivo, me ne rendo conto.

Rimanendo in ambito indipendente, Broken Age è destinato ad arrivare a brevissimo sui nostri schermi, e la cosa non può che essere bene accetta da tutti quelli cresciuti a pane e duelli di insulti di Monkey Island. Oh, oddio, poi magari Schafer ha perso il tocco e già dal primo episodio (oddio, basta roba a episodi!) si capirà che che io, Ugo e milioni di altri fedeli abbiamo buttato via i soldi, ma se è bello la metà di come sembra dal trailerino dei VGX, siamo a cavallo. Sempre a proposito di roba indie piuttosto imminente, ma anche di trailer che ti aprono i rubinetti salivali, Strike Vector sembra essere il gioco definitivo di quelli che han passato le vacanze di Natale a mangiare Toblerone sintonizzati su Sky Cinema Star Wars.

Come per magia, poi, ecco il trittico marrone: Titanfall, Halo e Destiny. Il primo ha il grande pregio di essere uno shooter con un’idea di base largamente condivisibile, ovvero non proporre una campagna brutta e inutile per buttarla direttamente in caciara online, e in più ha due grandi bonus come i robottoni giganti, sempre ben voluti, e l’incredibile feature di essere un nuovo gioco in uscita per Xbox One. OK, sì, esce anche su PC ma, insomma, fatemi credere di aver fatto un investimento sensato, dai. A proposito di One: sempre che esca quest’anno, Halo ha indubbiamente il suo fascino, anche solo per la componente online… il problema è che la mia cricca di multy di Halo non è passata alla next gen e quindi, insomma, interesse fino a un certo punto (Eh? Cosa vuol dire “e la trama?”). Da Halo a Destiny, in arrivo a settembre: come sapete bene ho apprezzato Borderlands e, come dicevo, col multy di Halo mi son sempre divertito, senza contare che l’ambientazione e la direzione artistica del gioco mi piacciono davvero un sacco… insomma, l’unico grande difetto di Destiny è quello di essere un altro FPS. Bene così?

A riportare in alto il morale ci pensa il trittico “basta la parola” di roba Nintendo: Kirby: Triple Deluxe, Bayonetta 2 e Mario Kart 8. Il primo è un must play anche solo per il fatto che sia un gioco con protagonista la palletta rosa, lasciata fin troppo in disparte nel grande piano celeste di Iwata e co., mentre gli altri due fanno parte della ristretta cerchia di giochi che potrebbero vendere anche solo con il nome e sarebbe comunque giustissimo (anche perché, insomma, Mario lo fa già da anni). Il problema, se mai, è che a parte Kirby si tratta di giochi destinati a Wii U, e io non ho Wii U. E neanche voglio comprarlo. Però a quei giochi voglio giocarci. Son problemi.

A proposito di roba per Xbox One, D4 è concettualoide e giapponese: me l’han già venduto.

A proposito di roba per Xbox One, D4 è concettualoide e giapponese: me l’han già venduto.

Altro giro, altro trittico, questa volta di roba che vorrei giocare o forse no: Plants vs. Zombies: Garden Warfare, Hotline Miami 2: Wrong Number e InFamous: Second Son. Garden Warfare, in arrivo a febbraio, ha tanto la faccia simpatica quanto il difficile status di gioco che A) compro solo se non ho niente di meglio da fare, magari pure a prezzo ridottissimo B) ci gioco dieci minuti online, un dodicenne mi ganka ad libitum e lo riporto indietro C) Team Fortress 2 ha i cappelli, ma è gratis e sono (ero) pure discretamente bravino. Insomma, una chance gliela darei anche ma è più destinato ad essere il protagonista di una follia momentanea che non un acquisto ragionato, men che meno atteso con hype. Hotline Miami 2 è invece esattamente quello che mi aspetto, e per questo lo guardo con sguardo truce: le mazzate prese col primo me le ricordo ancora, c’hoppaura. InFamous: Second Son, invece, ha il pregio di sembrare (essere?) un gioco veramente next gen, nonché il primo capace di accompagnare degnamente PlayStation 4, tanto in generale quanto in casa mia. Questi pregi, però, lo rendono un gioco che costa circa 470 euro. OK, prima o poi i soldi per PS4 dovrò anche spenderli, ma non ho ancora capito se voglio farlo veramente per InFamous o la mia è solo voglia di svolazzare qui e là lanciando palle di fuoco dalle mani. Vedremo.

Ultimo giro, triello dei prevenuti: Thief, Metal Gear Solid V: Ground Zeroes ed Evolve. Perché prevenuti? Perché, insomma, le premesse sono quelle che sono, con un Thief che sembra il cugino scemo di Dishonored (che già non mi fece esplodere la testa) e Ground Zeroes che sarà l’ennesimo Ludophìlia sulla guerra, ma senza Fotone e senza arrosticini (e per questo fondamentalmente poco interessante). Ed Evolve? Questa mi risulta difficile da spiegare razionalmente… per farla semplice, mi sembra il classico caso di gioco davvero figo e divertente più sulla carta che pad alla mano (soprattutto senza un paio di amici fidati al fianco), non so se mi spiego. Tra l’altro, lo so già, aver scritto questo paragrafo finirà per farmi piacere tutti e tre i giochi, ma per ora rimango dell’idea che a pensar male si fa peccato ma difficilmente si sbaglia, come diceva anche un noto Jedi.

Io Sebastian Shaw me lo ricordavo diverso...

Io Sebastian Shaw me lo ricordavo diverso.

Questa, ovviamente, è solo una lista personalissima e provvisoria, che esclude le riedizioni in HD (perché bisogna opporsi a certe cose), giochi sportivi che potrebbero casualmente entrarmi in casa, annunci prossimi venturi e, ovviamente, i giochi indie che, si sa, sono soliti spuntare fuori dal nulla e colpire fortissimamente dietro la nuca, come già successo più volte nel corso del 2013. Giochi indie che, tra l’altro, ho idea che saranno chiamati a coprire le lacune per quanto riguarda il genuino divertimento e il fattore innovativo che, anche guardando nel listone più completo e ciccioso gentilmente offerto da Wikipedia, per quest’anno sembrano latitare più del solito. Poi, è chiaro che con un mercato come quello attuale, e dopo un anno di canti del cigno e – di nuovo – produzioni indipendenti di altissima qualità, la curiosità e l’entusiasmo possano non essere sullo stesso livello rispetto a un anno fa ma, insomma, per la prima volta da quando gioco, mi ritrovo a pensare con entusiasmo a degli sparattutto in prima persona. Non è mica bello.


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